Lapis Histriae 2020: risultati
La giuria del concorso letterario Lapis Histriae 2020, composta dalle scrittrici Laura Marchig e Tea Tulić e dallo scrittore Marko Sosič si è riunita venerdì 12 giugno 2020 presso la libreria antiquaria Ex libris di Fiume. La giuria ha constatato che alla 15a edizione del Concorso letterario internazionale per prosa breve Lapis Histriae, a tema PATRIA S. P. A., organizzato dal Forum Tomizza, sono pervenuti 121 racconti in lingua croata, slovena, italiana, bosniaca, serba e montenegrina.
A causa dell’epidemia del coronavirus, a maggio non è stato possibile organizzare il Forum Tomizza a Trieste, Capodistria e Umago. Di conseguenza il premio verrà consegnato in autunno, il 9 ottobre 2020, all'inizio del programma umaghese del Forum.
La giuria ha deciso di assegnare il premio di quest’anno a Fuad Hrustić per il racconto “Mladi lososi”. Il premio Lapis Histriae 2020 ammonta a kune 8.000,00. L’artefatto Lapis Histriae 2020 è un’opera dello scultore Ljubo de Karina.
Nella selezione per il premio si sono trovati anche i seguenti racconti: “Nitko” di Ante Storić (Sebenico), “Toni” di Mima Juračak (Sisak), “Bezdomnost u trnju stranputica“ di Tomislav Žigmanov (Subotica), “Selmin nišan“ di Alena Begić (Lubiana), “Azaleje u mom vrtu” di Marijana Čanak (Novi Sad) e “U riječi sve ne stane“ di Željko Funda (Varaždin).
La raccolta Lapis Histriae 2020, la cui pubblicazione è prevista per la fine dell’anno, comprenderà anche i seguenti racconti: “Preko sedam mora“ di Korana Serdarević (Zagabria), “Blues Roma Fazle“ di Omer Ć. Ibrahimagić (Tuzla), “Očev jezik“ di Suzana Matić (Zagabria), “Sivokraj“ di Branka Selaković (Belgrado), “Mi smo vam kao neki čepovi“ di Staša Nikolić Aras (Ragusa), “Ptice“ di Luiza Bouharaoua (Spalato), “Survivor“ di Manka Kremenšek Križman (Lubiana) e “Il letto“ di Luciana Melon (Trieste).
Argomentazione della giuria: “La narratrice del racconto “Mladi lososi“ (Giovani salmoni) di Fuad Hrustić è la nonna del tedesco Omar, alunno delle elementari. È lei che ci fa conoscere pian piano il destino della sua famiglia profuga, scappata da Sarajevo nel 1992. Selma, sua figlia unica, si è sposata e ha divorziato in Germania, e adesso Omar abita con lei e con la nonna. Nei giorni lavorativi è la nonna che si occupa di Omar e del suo amico Dietrich e li sprona a studiare. Omar vede la mamma soltanto alla fine della giornata lavorativa, ma anche dopo la cene comune, è la nonna che lo fa addormentare con i suoi racconti. La nonna gli racconta dell’infanzia di sua madre, dei giorni di guerra a Sarajevo, e gradualmente lo introduce al mondo narrativo del defunto marito, suo nonno Ibrahim, che per sfamare la sua famiglia, ha dovuto rinunciare alla sua vocazione letteraria per occuparsi di lavori manuali in Germania. La trama si infittisce quando nel vicino palazzo apparono profughi dalla Siria e dal Pakistan, e la tensione cresce a causa di proteste di destra contro l’omicidio, causato presumibilmente da un profugo siriano, anche lui di nome Omar. Il nipote, agitato a causa di questi eventi, nega qualsiasi identificazione con i nuovi arrivati, lo disgusta il proprio nome, il tutto con la paura di perdere l’amicizia di Dietrich. La nonna lo calma, risponde a tutte le sue domande con pazienza e sincerità, gli insegna come accettare le proprie origini e il destino da profughi della sua famiglia, e allo stesso tempo come consolazione, apre spazi immaginari della futura patria tratta dai racconti del nonno. Alla fine della storia permette a Omar di presagire il potere della metamorfosi e l’ampiezza delle possibilità che si trovano nel mondo della natura.
Fuad Hrustić affronta in modo originale tutta una serie di attuali problemi sociali e culturali dei paese dell’Occidente connessi alle ondate di immigrazione islamica da una parte e di ugualmente attuali crisi d’identità di giovani bosniaci che in seguito agli avvenimenti bellici in Bosnia ed Erzegovina, sono nati in famiglie di migranti in Occidente, e sceglie un tradizionale sottogenere narrativo, il “racconto della nonna”. Il narrare di temi così urgenti e roventi si arricchisce di compassione e gentilezza, la maturità della nonna nell’accettare i fatti e l’irrequietezza del nipote è discreta. Comunque, La sua compostezza istruttiva non si esprime nel conservativo sapertutto, ma nell'adattamento al nuovo mondo, nella fiducia verso una nuova vita, e anche nel rispetto verso la segretezza dell’intimità del nipote, che si riflette di continuo nella finezza della su narrazione.
Il racconto „Mladi lososi“ di Fuad Hrustić è caratterizzato da un’estrema sinteticità d’espressione e una bilanciata composizione, grazie alla quale alla compatta narrazione della nonna si intrecciano nei punti giusti scene di dialogo (nei quali si articola la voce di Omar) e narrazioni tratte dai racconti di suo marito Ibrahim, a all’apice del racconto l'allegorizzazione del discorso del narratore televisivo dedicato ai giovani salmoni. Tale composizione ha la funzione di bilanciare il modo in cui il ragazzo comprende l’agitata quotidianità con immense possibilità d’immaginazione offerte dalla tradizione narrativa (in questo caso – famigliare!) come anche gli esempi didattici tratti dal mondo della natura. Il racconto di Hrustić non spicca soltanto per la sua discretezza di narrazione sulle nuove generazioni che si trovano alla ricerca della loro patria, ma anche nell’affermazione della narrazione in generale: il racconto della nonna non ci fa soltanto sognare, ma apre spazi di libertà immaginari, custodisce il ricordo del passato, offre consolazione e speranza.“
Fuad Hrustić è nato a Gradačac (Bosnia ed Erzegovina) nel 1963. Lavora nella sua città nativa come insegnate di matematica presso una scuola elementare. È stato più volte premiato come scrittore di prosa breve e poesia. Finora ha pubblicato le raccolte “Ahmedove ruke“ (2017), “Tri ratna pisma“ (2019) e "Majka će umrijeti sama" (2020).