Le fotografie di Manlio Malabotta a Umago
L'apertura della mostra del fotografo triestino Manlio Malabotta (1907-1975), La terra che più amo, segnerà l'inizio della 15a edizione del Forum Tomizza. La mostra si terrà al CMM dell'Università popolare aperta "Ante Babić", mentre una parte delle fotografie sarà esposta anche al Caffè Circolo e alla Comunità degli italiani "Fulvio Tomizza". La mostra, la cui apertura si terrà il 23 maggio alle ore 10,00 sarà aperta fino al 6 giugno 2014. Seguono alcuni frammenti del testo di Massimiliano Schiozzi.
"Ti ho cercato in sogno a Montebelluna e la paginetta uscirà nel mio prossimo volume La torre capovolta di Mondadori ai primi di maggio. È un libro che parla sempre per via onirica anche di Montona" scrive il 2 marzo 1971 Fulvio Tomizza all’amico Manlio Malabotta.
Manlio Malabotta nasce a Trieste il 24 gennaio del 1907. La madre Mileva Milinovich è di Castelnuovo nelle Bocche di Cattaro, figlia di armatori, il padre Nicolò Malabotich, il cui cognome sarà italianizzato in Malabotta, capitano marittimo, è di Lussinpiccolo, secondo tenente del Lloyd austriaco, si era trasferito a Trieste.
Manlio Malabotta studia a Trieste e a Padova, dal 1932 lavora come notaio a Comeno sul Carso, e nel 1935 si trasferisce a Montona, una sede più importante, al centro della penisola istriana, una terra che sarà uno degli elementi dell’ amicizia tra Tomizza e Malabotta. A Montona Malabotta sarà anche Podestà tra il 1937 e il 1939 e dall’Istria dovrà scappare assieme alla moglie e alla figlia nel febbraio del 1944 per evitare di essere arrestato dei tedeschi in quanto coinvolto in una missione degli alleati.
"Il mio curriculum lo troverà nella notizia delle poesie, e a esse posso aggiungere che dal 1933 non vivo più a Trieste, che dal 1946 sono a Montebelluna, che prima ho soggiornato sul Carso (Comeno) e in Istria (Montona) e che la terra che più amo è proprio l’Istria.» Così scrive Manlio Malabotta nel 1969 a Jacopo Cella, direttore della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria del Veneto. E proprio alla terra tanto amata da Malabotta è dedicata questa mostra di sue fotografie realizzate tra gli anni ’30 e gli anni ’40 in Istria e a Fiume.
Le colline e le nuvole dell’Istria, un battesimo a Montona, la piazza di Rovigno, la spensierata gioia sul molo di Salvore, momenti di festa a Visinada, alcuni ritratti e una serie suggestiva di immagini realizzate sulle Rive e nel porto di Fiume sono alcune delle felici scoperte di questa mostra. Franca Fenga Malabotta ha messo a diposizione l’intero archivio fotografico del marito, in gran parte inedito.Tutte le fotografie esposte hanno almeno 75 anni e il restauro digitale effettuato su ogni file ha riportato le immagini all’antico splendore, restituendo allo stupore degli occhi di chi le guarda, la struttura della composizione, la scala dei grigi e ogni dettaglio inserito dall’autore nell’inquadratura.
Manlio Malabotta ha realizzato tutte queste foto con una “Leica”, un apparecchio di piccolo formato, agile, poco pesante, da usarsi a mano libera. Lui era un amateur, un fotografo che realizzava immagini per passione, scrivendo con la luce sulla pellicola quanto colpiva la sua immaginazione, la sua cultura, la sua sensibilità.
Questa mostra, nata da un’idea di Diana De Rosa e Massimiliano Schiozzi, realizzata grazie all’Associazione Cizerouno di Trieste, dopo la tappa triestina all’inizio di quest’anno, arriva finalmente in Istria in occasione del Forum Tomizza, con la volontà di celebrare l’amicizia tra due importanti intellettuali di queste terre del nord dell’Adriatico attraverso il valore estetico e documentario di questi scatti di Manlio Malabotta.